L’impronta digitale non è una prova schiacciante. Anche nel caso di Garlasco?
L’impronta digitale non è sufficiente a condannare un imputato per furto e incendio. Una sentenza del tribunale di Palermo può riscrivere il sistema delle indagini penali.
Palermo – La IV Sezione penale del tribunale di Palermo ha assolto un uomo di 50 anni, pluripregiudicato, dall’accusa di furto e incendio in un’abitazione nel centro di Palermo. Il fatto risale al 2014.
Nel corso delle indagini condotte nell’appartamento svaligiato e incendiato, la Polizia scientifica rileva, su una bomboletta spray in alluminio di una nota marca di pesticida, un’impronta papillare (dell’intera mano destra) che non appartiene né ai proprietari di casa, né alle vittime del reato. L’impronta viene comparata con quelle contenute nei database, senza però fornire alcun riscontro positivo. Se quelle impronte appartengono al ladro, di lui non c’è traccia in alcun archivio ufficiale.
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L’impronta digitale non è una prova schiacciante. Anche nel caso di Garlasco?